Non chiamatemi matta (ebook)

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Un romanzo ambientato ai giorni nostri, ispirato dalle numerose testimonianze di chi, come la giovane protagonista, è stata vittima del pregiudizio sociale e dello stigma sulla malattia mentale.
Tutto comincia quando i medici comunicano ad Adelina Parodi di soffrire di un lieve disturbo dell’umore che può causarle tristezza oppure euforia, disturbo che la psichiatria denomina Disturbo Bipolare II. All’epoca dei fatti aveva 23 anni. Da quel momento, Adelina, si troverà a dover fare i conti con lo stigma della “matta” cucitole addosso dalla società, e in primis dalla madre adottiva. Pur stando bene, sarà per tutti la stramba, la squilibrata e la matta del secondo piano per i vicini.

Qualsiasi cosa lei dirà o farà – dal ridere di una battuta, al piangere per amore, o arrabbiarsi con il fratellino – avrà per tutti un solo e inequivocabile significato: è matta. La protagonista combatterà con tutte le sue forze per difendere se stessa da chi con troppa superficialità la giudicherà, la emarginerà e la condannerà senza appello, cambiando il corso della sua vita.

Adelina, cercherà di riacciuffare la sua vita una volta per tutte e per questo farà una scelta drastica che la porterà lontano dalla sua città natale e dalla sua cultura di appartenenza. Quando in alcuni momenti di sconforto le sembrerà che tutto sia davvero finito si aggrapperà tenacemente all’amore della sua vita: Jamil Alamà, giovane studente in architettura conosciuto in Italia. Per riuscire nel suo obiettivo, Adelina, non smetterà mai di volersi bene. Cercherà di non rendere la sua vita una triste e solitaria battigia alla mercé delle onde del mare perché lei vorrà essere il mare, ma soprattutto vorrà essere se stessa.

 

1 recensione per Non chiamatemi matta (ebook)

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  1. @psicolettore

    Un ringraziamento speciale alla casa editrice Bonfirraro Editore per la fiducia che ha riposto in me nell’affidarmi un romanzo così profondo, scritto da Liliana Cannavò. Prima di cominciare a parlarvi di “Non chiamatemi matta”, ci tenevo a farvi sapere che è il romanzo più bello che ho letto durante il mio primo anno qui sul #bookstagram.
    Lo definisco come il più bello perché oltre ad essere un libro con una trama affascinante e che sfiora tematiche attuali è anche scritto davvero molto bene. Si vede che è un romanzo curato nel dettaglio, poiché leggendolo non mi sono mai annoiato un attimo; ogni volta che lo aprivo era difficile staccarmi da esso, essendo troppo risucchiato dalle vicende della storia.
    Pochi libri mi hanno fatto sentire in questo modo dall’inizio fino alla fine. Considerando tutta questa serie di fattori e l’importanza del messaggio che lancia questo romanzo ho deciso di premiarlo qui sul mio profilo con la “lode” e invito tutti i lettori appassionati di psicologia a sfogliarlo, poiché fra queste pagine si cerca di denunciare uno degli enormi problemi di questa società: lo stigma sulla sofferenza mentale.
    Adelina, la protagonista di questo racconto, riceve la diagnosi di un particolare disturbo, chiamato Disturbo Bipolare II. Questo farà in modo che ella attraversi spesso diversi periodi in cui il suo umore oscillerà dai leggiadri piaceri dell’euforia alle più invalidanti passività della depressione. Dunque, l’intera vita di Adelina si prospetta come un’altalena dell’umore, difficile da controllare, che fa essere eccessivamente felici in determinati periodi e molto tristi in altri.
    Da quando la protagonista riceve la sua etichetta diagnostica, comincia ad essere vista dagli altri come una matta e qualsiasi sua azione, che sia questa bizzarra o normale, viene inevitabilmente associata al suo disturbo. Adelina sarà costretta a fare i conti non soltanto con “il Bipolare”, ma anche e soprattutto con i pregiudizi della gente che incontra e in particolare quelli di sua madre, troppo apprensiva nei confronti della figlia.
    La protagonista affronterà diversi momenti in cui dovrà compiere delle azioni necessarie rispetto alle situazioni che le si presenteranno, ma che a causa del suo disturbo verranno considerate in modo catastrofico o eccessivo rispetto al contesto, assumendo un’accezione negativa. Adelina diventa vittima del pregiudizio di una società che non vuole comprendere cosa realmente significhi soffrire di un disturbo mentale e cosa comporti per una persona avere una malattia così difficile da affrontare, data la sua natura sia psicologica che fisiologica.
    Ad aggravare ancora di più il malessere che sperimenta la protagonista vi è il mancato supporto e la mancata comprensione che essa riceve dalla madre e dalle persone che le stanno intorno. È importante rendere noto che il sentirsi compresi e supportati dalla propria famiglia e dal proprio ambiente sociale è un importantissimo fattore protettivo contro il cronicizzarsi di un disturbo mentale di tale tipologia.
    Infatti, la situazione di Adelina sembra trovare un equilibrio quando questa incontrerà l’amore della sua vita, Jamil, al quale potersi aggrappare durante i momenti di forte sconforto. La protagonista scoprirà di avere degli elementi in comune con questo ragazzo, i quali ruotano attorno alle discriminazioni che entrambi ricevono dalla società e, purtroppo, da persone a loro molto vicine che dovrebbero accoglierli invece che classificarli come inadeguati per poi cercare di respingerli.
    L’autrice qui porta a galla le somiglianze che vi sono fra le discriminazioni e i pregiudizi culturali e le discriminazioni e i pregiudizi legati ai disturbi mentali. Per sfuggire al destino di eterna sofferenza che a loro viene imposto la coppia prenderà una scelta all’apparenza drastica, trasferendosi lontana dalla città natale e dalla cultura di appartenenza di Adelina.
    Tuttavia, i due erano ignari dei nuovi problemi che sarebbero insorti. Fuggire dai pregiudizi e dal proprio disturbo sembra impossibile; per questo motivo Adelina dovrà scrutare dentro se stessa per trovare la forza necessaria di accettarsi per poi iniziare a cambiare in meglio la sua vita, rimboccandosi le maniche per farsi accettare dal nuovo mondo culturale in cui si è fiondata senza un piano prestabilito.

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