80 è un numero assunto quasi come una cabala… 80 metri, ottanta anni, i primi percorsi di volata sulla corsia di una competizione sportiva, i secondi, forse anche una volata sulla corsia della vita. Il traguardo: quello del diciottenne Matteo Bonadies, vincitore della gara studentesca degli ottanta metri piani comportò l’urrà della vittoria, la notorietà del campione e il premio dei tanti sacrifici per allenarsi e per conquistarsi un primato desiderato. L’altro, il traguardo della vita è quello che non si desidera raggiungere, che l’autore teme e non comporta nessun premio, nessun urrà, ma forse è solo la fine di un avventura lunga una vita. È su questo che Bonadies si sofferma, sulle tappe di una vita intensamente spesa per sè e per gli altri, in una comunità piccola, la provincia, dove si conoscono invidia gelosia, restringimenti di orizzonti, si sperimenta qualche delusione, ma anche amicizie, amori, e la famiglia e i dolori per qualche mancato riconoscimento.
Malinconia e rimpianti per qualche perdita affettiva, per la morte di amici, per l’abbandono di qualche altro, per il silenzio della memoria di altri.
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