#4 IL DOPPIO VOLTO DEL PROGRESSO. Per la serie: “Cogito ergo … scrivo!”

Il progresso… questo sconosciuto! Già, perché il progresso, in quanto avanza oltre ciò che è noto, solito, abituale, nasconde spesso delle conseguenzeche si rendono evidenti solo in un secondo tempo.

I rifiuti che stanno sommergendo il pianeta, ad esempio, costituiscono oggi un problema che non era neppure lontanamente immaginabile solo cinquant’anni fa. E, tra i rifiuti, la plastica in tutte le sue varie forme, utilizzata in mille modi nell’edilizia, nella costruzione di mobili, di imballaggi, di stoviglie, nelle confezioni alimentari, rappresenta forse il rifiuto più indistruttibile.

Il problema è stato riconosciuto e dibattuto ma, a dispetto dell’emanazione di leggi in proposito, sembra che non si possa più fare a meno di questi materiali polimerici.

Mi piace qui ricordare il mio primo incontro con la plastica. Si era negli anni ’50, e la pasta si vendeva ancora avvolta nel foglio di “carta gialla”.

…”Fu proprio per uno di questi parenti milanesi di mia zia che venni in contatto per la prima volta con la “plastica”, fino ad allora sconosciuta.

Lui lavorava alla Montecatini, la prima azienda italiana che cominciava a produrre questo materiale. Aveva portato da Milano una ciotola di plastica colorata, appunto, e tutti guardavamo sbalorditi quell’oggetto che, gettato per terra, non si rompeva, anzi rimbalzava. Lui ce ne decantava le proprietà e ci diceva che presto questo materiale avrebbe avuto un incredibile successo. Noi lo guardavamo increduli. Non potevamo pensare che avremmo dovuto abbandonare le belle zuppiere di ceramica e porcellana o i capaci catini di terraglia che si trovavano in tutte le cucine, per adottare queste contenitori che sembravano così frivoli. Troppo leggeri, troppo colorati, ne eravamo come sospettosi, e forse era un’istintiva avversione che era meglio ascoltare.

Non sapevamo ancora che la plastica ci avrebbe invece invaso, dapprima pacificamente, allegramente, poi sempre più aggressiva ci avrebbe stravolto la vita. Si sarebbe annidata in ogni angolo della nostra esistenza, avrebbe formato montagne di rifiuti indomabili, si sarebbe ammucchiata anche in fondo al mare, lei che era così leggera tanto che nelle giornate di vento l’avremmo vista volare sugli alberi e rimanere appesa ai rami ciondolando tristemente”…

Marcella Spinozzi Tarducci

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