ROMA – Difficile riuscire a rintracciarlo, sempre immerso in “centinaia di cose da fare”, pieno di impegni da onorare; dalla scrivania del suo studio legale, impreca contro un raffreddore che non gli dà tregua, ma si dedica senza sosta, indefessamente al suo lavoro.
È nel giorno del suo 90° compleanno che abbiamo raggiunto e intervistato un uomo non comune: Mauro Mellini, un ragazzo appena novantenne a cui rivolgiamo i nostri più affettuosi auguri!
L’uomo politico, il saggista appassionato e l’avvocato di peso si abbandona ai ricordi più insoliti di una vita trascorsa sempre in prima fila a imbracciare la penna per difendere grandi cause, dalle lotte dei Radicali, partito di cui fu uno dei fondatori – poi abbandonato in aperta polemica con la direzione – ai temi che hanno scosso la società e animato il dibattito in Italia, come il celebre caso Enzo Tortora.
Strenuo difensore del garantismo, uomo libero, mai sottoposto al guinzaglio dei potenti, coerente fino al punto da capire che non avrebbe potuto servire per sempre il suo paese, a differenza dei mestieranti della politica, Mellini si divide in una continua osmosi tra l’esercizio della sua professione e quella editoriale, che lo ha condotto negli ultimi anni a pubblicare titoli dall’indubbia fortuna con Bonfirraro editore, caratterizzati da una lucida attenzione all’attualità che a volte si è rivelata quasi profetica. : “Il partito dei magistrati”, “Gli Arrabbiati d’Italia”, “Il mercato dei Marò” e, ultimo, “Lo Stupidario del Sì, le ragioni del No”, in merito al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre.
– Avvocato Mellini, oggi festeggiamo i suoi primi 90 anni, ci regala una riflessione?
«C’è poco da riflettere! Bisogna accettare quello che la natura ci regala giorno dopo giorno e rallegrarsi per quanto di buono e bello circonda le nostre giornate. Al contempo è necessario abbandonare il ricordo delle cose più brutte… e immergersi nelle tante meraviglie che ogni giorno ci propone la vita».
– È questa la consapevolezza dei saggi?
«Io non so cosa sia la saggezza»!
– Sembra inevitabile chiederle del suo amico Marco Pannella: da tanto tempo ormai vi eravate allontanati, ma cosa le è rimasto di quest’uomo?
«Preferisco rimanere nella vaghezza del ricordo e pensare a un’amicizia unica che ci ha legati per anni. E tutto ciò equivale a quanto di buono e bello abbia caratterizzato il primo periodo del mio impegno politico e le lotte in cui credevamo. Egli è stato un personaggio di irripetibile qualità e rilievo che la Storia non potrà ignorare».
Ecco, adesso ci serve un giudizio sul periodo politico attuale…
«Senza mezzi termini: triste e deprimente. Ma forse soltanto così si possono apprezzare quei momenti esaltanti, di vigore e di passione che pur ci sono stati. La storia d’Italia è ricca di andirivieni! Vede, io sono nato nel ’27 ( e non è un segreto!), un periodo in cui l’Italia si incupiva e cominciava a conoscere quella che sarebbe stata la dittatura fascista. Periodo buio della cultura e della nostra storia. Poi, quando ho iniziato ad aprire gli occhi alla ragione, mi trovavo in un altro momento altrettanto tragico, durante la guerra. Ed è a quel periodo in particolare legata la mia presa di coscienza di essere un uomo libero, mentre intorno c’era il disfacimento. Ho conosciuto decisamente tempi migliori»!
– Ci racconti com’è avvenuto l’incontro con l’editore Bonfirraro?
«È avvenuto quasi casualmente, come tutte le cose migliori! Lo apprezzo come galantuomo, un uomo di parola, in un mondo di predatori. Lungi da me screditare gli altri, ma Bonfirraro mi ha riconciliato con il mondo dell’editoria, mi ha ammaliato con le sue più grandi caratteristiche: la passione e la semplicità, dettagli che lo accompagnano anche nella sua attività. È valsa la pena conoscerlo come amico e come professionista.
Non è un caso che a lui, negli anni scorsi, abbia affidato i titoli di alcuni tra i miei libri a cui ho tenuto particolarmente: al di là della saggistica, anche il mio diario narrativo di “Ritorno a Tolfa”: una vera e propria confessione»!
– Quali sono i vostri nuovi progetti? «Stiamo preparando la riedizione di due miei libri significativi, pubblicati molti anni fa, incentrati sul fenomeno del pentitismo. Uno di questi si riferisce addirittura a un processo storico datato 1863 e lo sa cosa mi rattrista? Il fatto che i miei scritti siano ancora attuali: è aberrante! Insomma… i progetti sono tanti, desidererei trovare il tempo per dedicarmici»!